Il riacutizzarsi del conflitto tra Stati Uniti e Iran continua a generare ripercussioni tangibili sul settore alimentare e retail a livello globale. Nonostante nei Paesi direttamente coinvolti, come Israele, le autorità abbiano rassicurato la popolazione evitando fenomeni di “panic buying”, il timore di una crisi prolungata sta spingendo operatori della GDO e produttori ad adottare misure preventive.
Le catene della grande distribuzione stanno affrontando un incremento significativo dei costi logistici, spinti dall’aumento del prezzo del petrolio e del gas – in parte legati al rischio di blocco dello Stretto di Hormuz, rotta cruciale per i traffici energetici mondiali. Questo rincaro si traduce in costi di trasporto più alti per il fresco, i surgelati e i beni confezionati, incidendo direttamente sui margini dei retailer e, di conseguenza, sui prezzi al consumo.
Il comparto dei beni di largo consumo (FMCG) è tra i più esposti: molte materie prime e componenti per il packaging derivano dal petrolio, e un ulteriore aumento dei costi potrebbe innescare nuove ondate inflattive sui prodotti alimentari di base. Intanto, le autorità americane hanno lanciato un allarme cyber per il settore agroalimentare, temendo possibili attacchi informatici iraniani contro infrastrutture logistiche e piattaforme digitali della distribuzione.
In Europa, e in particolare in Italia, le piccole e medie imprese del settore stanno già registrando rincari e ritardi, con riflessi sui tempi di consegna e sull’organizzazione degli approvvigionamenti. Alcuni gruppi retail stanno accelerando la diversificazione delle rotte di fornitura e valutando il rafforzamento delle scorte, ma le difficoltà strutturali restano evidenti.
In questo contesto di incertezza, la resilienza delle filiere alimentari sarà fondamentale per garantire continuità nei rifornimenti e contenere i rincari. Ma se il conflitto dovesse intensificarsi, è probabile che i consumatori si trovino a dover affrontare prezzi più alti sugli scaffali e minore disponibilità di alcuni prodotti, soprattutto quelli d’importazione.